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L’ipogeo dei Vimini entra a far parte del patrimonio archeologico di Canosa di Puglia e della Fondazione archeologica canosina

Un ulteriore sito archeologico sarà gestito e valorizzato dalla Fondazione archeologica canosina. Infatti, dopo il sito di via della Resistenza, a distanza di pochi mesi, anche l’ipogeo dei Vimini entra a far parte del patrimonio gestito dalla storica fondazione di Canosa di Puglia.

Il sito è costituito da una tomba a camera del IV-III secolo a.C., situata al di sotto di un condominio, nelle vicinanze dell’Ipogeo Scocchera B, ed il nome è dovuto alla scoperta di alcuni cestelli in vimini ed altre offerte vegetali nei sepolcri.

Il complesso è stato riportato alla luce intatto il 21 marzo 1980, durante i lavori di trivellazione per la posa di alcuni pilastri di fondazione dell’attuale edificio soprastante.

Gli ipogei sono considerati un punto di riferimento per lo studio della civiltà daunia, nell’ottica dell’espansione dell’ellenizzazione del territorio, durante i primi decenni del IV sec. a.C. Infatti, in questo periodo i gruppi aristocratici locali adottano stili di vita ellenici, in un primo momento con la mediazione delle colonie magnogreche di Metaponto e di Taranto, poi, a partire dal IV sec. a. C. e dopo la caduta di Taranto, grazie a una rete sempre più fitta di rapporti commerciali, direttamente con i maggiori centri della cultura ellenistica.

 A questo periodo attiene la meravigliosa fioritura della società dei principes a Canosa, come documenta l’arredo architettonico delle poche dimore terrene individuate e soprattutto la sontuosità degli ipogei con i loro corredi di armi, di ceramica a figure rosse, di vasi a decorazione plastica e policroma e di manufatti aurei di incomparabile ricercatezza, segno del prestigio e dell’egemonia raggiunta nella comunità cittadina.

La tomba è composta da due celle: A e B. Nella prima furono scoperti uno scheletro e resti ossei animali che lasciano pensare ad un sacrificio, una pratica funeraria largamente diffusa. Nella cella più recente, invece, uno scheletro sottoposto al rito di cremazione o semicremazione.

All’interno del sito sono stati rinvenuti ben 133 pezzi, oggi custoditi presso il Museo archeologico di Taranto, appartenenti al corredo funerario.

“L’ipogeo dei Vimini-afferma il Presidente Fac Sergio Fontana- donato da Gerardo e Domenico Lenoci, cittadini attenti ed amanti della propria città, sarà valorizzato ed aperto al pubblico nei prossimi mesi. Un altro ipogeo entra così a far parte del patrimonio archeologico di Canosa di Puglia e della Fondazione archeologica canosina. Un sentito ringraziamento, inoltre, al notaio Paolo Milone, sempre sensibile e partecipe agli obiettivi che persegue la Fac da circa trent’anni, grazie all’impegno di soci e volontari fulcro delle nostre attività.”

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